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ERNESTO PALACIO. IL CANTO LIRICO TRA INTUIZIONE E PREPARAZIONE TECNICO-MUSICALE.

Di Piero Chianura

Grazie alla collaborazione con il centro di formazione e di perfezionamento vocale Accademia Cantoalato, la scuola di musica Ottavanova di Milano organizza con una certa frequenza Masterclass di canto tenute da nomi prestigiosi della lirica internazionale, al termine delle quali è sempre prevista un’esibizione finale in una sala da concerto del capoluogo lombardo. A condurre lo scorso mese di dicembre una masterclass sulla vocalità nel repertorio lirico tra il Settecento e l’Ottocento è stato Ernesto Palacio, “tenore di grazia” di origine peruviana, che ricopre da qualche anno l’importante ruolo di sovrintendente per il Rossini Opera Festival di Pesaro.

Palacio
Ernesto Palacio

MusicEdu Nelle masterclass c’è sempre l’incognita del non sapere in quali tipi di allievi ci si imbatterà. Qual è il suo approccio nei confronti di questo aspetto?
Ernesto Palacio Come lavoro personale non faccio l’insegnante di canto. Insegno unicamente in alcune accademie, compresa quella dello stesso Rossini Opera Festival, dove riceviamo circa 300 domande ogni anno e in cui, dopo una prima scelta sulla base dei video che ci mandano, faccio la scelta definitiva ascoltandoli dal vivo, perché è solo così che si può valutare veramente la qualità della voce. Anche per le audizioni che faremo a circa 150 candidati in aprile, per scegliere i 18 cantanti che parteciperanno alla produzione del Il Viaggio a Reims previsto nel programma estivo del ROF di quest’anno si tratta di fare una selezione a persone che avrò la possibilità di ascoltare prima di lavorarci insieme. In occasione delle masterclass, invece, mi trovo a che fare con elementi diversi sia come preparazione che come qualità vocale. Anche qui l’obiettivo è quello di un concerto finale, ma abbiamo pochi giorni per prepararlo e devo decidere sulla base del lavoro che farò con ciascuno di loro quale è il brano più adatto su cui farli lavorare.

MusicEdu Nelle musiche popolari si tende ad accettare con indulgenza quello che un allievo riesce a dare quando si esibisce al termine di un percorso di studio. Invece nel canto lirico, come nella musica classica, l’asticella è sempre alta e si tollera meno una performance sotto un certo livello di qualità.
Ernesto Palacio Quando mi occupo dei cast del ROF devo sempre scegliere i migliori per ottenere il massimo livello possibile e mi è stata spesso riconosciuta questa capacità di individuare sempre voci di qualità. In queste circostanze, invece, non devo scegliere nessuno e cerco di aiutare tutti. Però io dico sempre che una delle qualità maggiori che un cantante deve avere è l’intuizione. Questi ragazzi ricevono ogni giorno tanti consigli e dipende solo da loro individuare quello giusto e quello buono da seguire e quale no.

MusicEdu Negli anni ci sono stati dei cambiamenti nell’approccio degli studenti nei confronti dello studio del canto lirico?
Ernesto Palacio Diciamo che oggi tutti vogliono subito cantare. Io non ho mai frequentato un conservatorio e avevo un maestro di tecnica vocale privato e uno di lettura dello spartito bravissimi. Ecco, io credo che spesso gli allievi qui in Italia vogliano subito cantare e non capiscano invece quanto sia importante la preparazione prima di cominciare a cantare. Ho una grande ammirazione per i cantanti russi, come per molti americani e giapponesi, per esempio, perché quasi tutti sanno leggere benissimo la musica, anche se non sempre con una particolare qualità vocale e per me la preparazione musicale è il punto di partenza. Siccome non tutti potranno diventare delle star grazie alla loro voce, il loro lavoro dipenderà da questa preparazione musicale di base. È un problema degli insegnanti più che degli allievi perché qualche volta accade che bravi cantanti comincino a insegnare a fine carriera, ma senza aver raggiunto delle sapienze tali da riuscire a insegnare al meglio queste basi. Sappiamo benissimo che grandissimi cantanti come Mirella Freni o Luciano Pavarotti non sapevano leggere la partitura orchestrale, ma quanti sono in grado di avere voci speciali come le loro?

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Il M° Palacio durante una lezione all’Accademia Cantoalato

MusicEdu Quali sono gli elementi su cui insiste di più quando insegna?
Ernesto Palacio A me piace che tutto sia al suo posto. Preferisco uno che sa cantare anche se la voce non è tanto bella. È così che posso mettere ognuno nel ruolo in cui può esprimersi meglio. Nella stagione del ROF abbiamo 23 ex allievi di diverse accademie vocali a cui diamo un’opportunità di rimanere sul palco, così come è accaduto per cantanti come Nicola Alaimo, Daniela Barcellona o Antonino Siragusa.

MusicEdu Quello rossiniano e mozartiano è un repertorio con vocalità di testa e non di petto come quello verdiano, per esempio. Lei viene da un Paese, il Perù, dove la vocalità di testa è nella natura del vostro modo di cantare (penso anche a certe composizioni di musica corale come quelle di Pulgar Vidal, per esempio). Quanto ha influito questa impostazione vocale originaria sulla sua capacità di interpretare al meglio il repertorio Seicentesto e Settecentesco?
Ernesto Palacio Ho seguito qualche lezione con Pulgar Vidal al conservatorio di Lima, che io ho frequentato poco in verità. Però penso che molto influisca sul modo di cantare la lingua che si parla. Tanto è vero che le lingue che sono più strette come la nostra portano a una vocalità più acuta, mentre le lingue slave, per esempio, portano a una vocalità più “grossa”. D’altronde in Perù, almeno tre di noi hanno praticato ad alti livelli questo repertorio: Luigi Alva, io e Juan Diego Flóres. Però è anche vero che ci sono tenori leggeri Russi bravissimi, grazie sempre al loro grande studio.

MusicEdu Si potrebbe dire che siamo passati da una certa spontaneità e naturalezza nell’approcciare al canto lirico a una sorta di globalizzazione dello studio che unisce la capacità di leggere la partitura e un’impostazione vocale perfetta, soprattutto nei Paesi dell’Est Europa.
Ernesto Palacio A volte è un piacere lavorare con loro perché il grado di preparazione è veramente notevole.

MusicEdu Da sovrintendente del Rossini Opera Festival c’è qualcosa che può dirci dell’imminente edizione 2023, anche pensando al pubblico che parteciperà al festival?
Ernesto Palacio Diciamo che ancora oggi Rossini rimane molto sconosciuto. Durante il mio mandato, abbiamo presentato delle opere che il pubblico qualche volta non ha neppure riconosciuto come rossiniane, attribuendole persino a Verdi. Il Rossini “serio”, soprattutto, in cui il lavoro orchestrale è denso e con una forza incredibile, è molto poco conosciuto. Nell’edizione di quest’anno abbiamo previsto tre opere di cui una, Aureliano in Palmira, si è vista una sola volta così come Adelaide di Borgogna che si è vista solo una volta in concerto e una sola volta in scena, mentre Eduardo e Cristina non si è proprio mai vista. La missione è far conoscere tutte e 39 le opere rossiniane di cui molte sono ancora da scoprire.

Si ringraziano Elisabetta Ronchi di Ottavanota e Gioele Muglialdo di Accademia Cantoalato

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE SU MUSICEDU.IT

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